martedì 16 agosto 2016

Antikatechon: "I Feel Nothing but Repulsion" CD reviewed on "Aristocrazia Webzine"

Esseri umani senza volto, manichini agghindati alla moda di inizio Novecento fanno da corredo fotografico al nuovo album di Antikatechon, al secolo Davide Del Col. Giunto alla quarta produzione da solista, escludendo il meraviglioso lavoro a quattro mani con Nimh (che comunque non fa mancare la sua presenza in sede di missaggio e produzione e come collaboratore in un brano del disco), il Nostro realizza un album che forse rappresenta la summa perfetta di quanto aveva comunicato fino a questo punto con le opere precedenti. Prodotto dalla polacca Rage In Eden, sempre in prima linea quando si entra in certi territori musicali, "I Feel Nothing But Repulsion" è un lavoro oscuro, crudo, ostico, che tiene fede con coerenza encomiabile al titolo e lascia trapelare pochissimi spiragli di luce da una trama nera e fitta come la notte.
L'apertura è affidata all'immobilità stordente di "The Epitome Of Ingratitude", un enorme strato di sintetizzatori e frequenze in mezzo al quale sono appena percepibili campionature vocali e una debolissima melodia nella seconda metà del brano. Il successivo "And All My Dreams, Torn Asunder" vede la collaborazione di Philippe Blanche (Day Before Us), sicuramente noto ai lettori amanti delle sonorità dark ambient e neoclassiche, poiché più volte recensito sulle pagine di Aristocrazia; l'elegia narrata dal pianoforte di Philippe funge da contrappunto agli abissi sonori creati da Del Col, in quello che a mio avviso risulta essere uno dei migliori pezzi partoriti dall'artista. La violenza digitale di Antikatechon si scontra con le pennellate malinconiche di Blanche e, in chiusura, con una voce femminile che recita in francese.
"I Feel Nothing But Repulsion" è un brano infinito e metamorfico, in costante divenire ed evoluzione, ma in cui ogni passaggio è comunque sostenuto e composto dai medesimi elementi: protagonisti sono droni di chitarre distorte e profondi riverberi retti da una base industrial e un sottosuolo di sintetizzatori mai troppo in evidenza. "From Defeat To Disintegration", che vede la collaborazione di Giuseppe "Nimh" Verticchio, si fonda su un crescente senso di tensione creato da un'ossessionante base digitale su cui si incastrano sparute note di pianoforte: si percepisce da lontano l'incombere di oscure onde sonore che diventano sempre più invasive, fino a inglobare ogni altro suono. Un finale stupefacente coglie impreparato l'ascoltatore che si trova di fronte a cieli improvvisamente tersi e sereni: una melodia al piano si lega perfettamente a un leggerissimo velo di sintetizzatori, creando un'atmosfera elegante e nostalgica.
Chiude l'opera "The Smell Of A Dying Saviour", traccia che racchiude il volto più sacrale e rituale di Antikatechon. Divisa in tre parti ben distinguibili fra loro, si apre con le note distanti di una chitarra e gocce che cadono, un'atmosfera misterica che viene interrotta dall'ultima bordata di frequenze ultradistorte dell'opera e che tuttavia ritorna nell'ultima porzione, in forma differente ma non meno magniloquente. Rintocchi lontani scandiscono gli ultimi minuti di "I Feel Nothing But Repulsion", un album che non può lasciare indifferenti e che riesce, attraverso materie complesse e già ampiamente sondate come noise e dark ambient, a creare immagini e sensazioni nuove nella mente dell'ascoltatore. Un disco che entra di diritto nel novero delle migliori produzioni del 2016.

(Istrice)

http://www.aristocraziawebzine.com/recensioni/7774-antikatechon-i-feel-nothing-but-repulsion

Nessun commento:

Posta un commento